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Più che fontana … ACQUEDOTTO

(Avvenire; Mimmo Muolo; 21 luglio 2020)

(…) Da sempre, dunque, nell’immaginario collettivo la chiesa, intesa soprattutto come parrocchia, sta in mezzo alle case degli uomini (…). L’immagine di una centralità tradizionale è in molte sue definizioni, la più celebre delle quali appartiene a san Giovanni XXIII, che ne parlava come ‘fontana del villaggio’, capace cioè di distribuire gratuitamente l’acqua a chiunque le si avvicini. Ma la storia va avanti, i tempi cambiano. E oggi nel nostro villaggio globale le ‘fontane’ si sono moltiplicate. (…) Così che occorre ripensare anche la funzione della ‘fontana’ (…), la parrocchia appunto, in un contesto profondamente mutato. (…) È evidente fin da queste parole che l’accento va posto sul modello di Chiesa in uscita indicato da papa Francesco, (…) Se infatti l’immagine della fontana del villaggio suggeriva l’idea di una salda e rassicurante staticità centripeta (…), la società liquida del terzo millennio richiede invece un approccio fortemente missionario. Un andare, invece che un aspettare, un annuncio che non si serva solo del pulpito, ma che sappia trasformare in pulpito ogni marciapiede (…) La parrocchia del nostro tempo, dunque, più che fontana deve diventare acquedotto che arrivi in ogni casa e attraverso i cui rubinetti scorra quella cultura dell’incontro con Dio che è premessa dell’incontro vero, profondo e fecondo con i fratelli, anche e soprattutto quelli più lontani e più poveri. In molti casi questa conversione pastorale è già in atto. (…) Ma bisogna fare il passo generale e definitivo. Affinché la parrocchia (…) sia una sorgente di acqua viva al centro di ogni comunità.